Il credito d’imposta per beni immateriali rappresenta una delle principali misure del piano Transizione 4.0, offrendo un’agevolazione fiscale alle imprese che investono in software, piattaforme e applicazioni funzionali ai processi di trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi.

Già dalla legge di bilancio 2019 il legislatore aveva ricompreso, tra i beni strumentali rientranti all’interno del perimetro agevolabile, anche le soluzioni di cloud computing, per la sola quota imputabile per competenza.

Nell’articolo 21, il Decreto Legge n. 50 del 17 maggio 2022 ha disposto un aumento dell’aliquota del credito d’imposta usufruibile per l’investimento in beni immateriali di cui all’allegato B della legge 232/2016, portandola dal 20% al 50%.

L’innalzamento della percentuale, volto ad incrementare il target obiettivo di beneficiari del credito per beni immateriali pianificato dal MiSE, è un incentivo ad investire risorse per la digitalizzazione dei processi aziendali, vera chiave di volta della trasformazione 4.0 delle aziende di servizi.

La modifica apportata rappresenta un’interessante opportunità per tutte le imprese che hanno o stanno attualmente acquistando o realizzando in economia software, piattaforme o programmi che rientrano fra quelli ammissibili nel piano Transizione 4.0.

L’elevata aliquota disposta dal legislatore sarà infatti disponibile solo per gli investimenti che risulteranno conclusi alla data del 31 dicembre 2022 o del 30 giugno 2023, a patto tuttavia, in quest’ultimo caso, che l’azienda sostenga entro la fine del 2022 un acconto pari ad almeno il 20% della spesa totale.

Questa modifica spinge certamente per accelerare la conclusione o la prenotazione, tramite il pagamento del 20% di acconto, dell’investimento, al fine di poter beneficiare dell’aliquota maggiorata ed evitare di ricadere nella sconveniente aliquota del 20% prevista dalla normativa per l’annualità 2023.

CRS Carriere Italia, in tal senso, offre un supporto alle imprese per identificare la normativa di riferimento e procedere al recupero del beneficio fiscale, avvalendosi in particolare del supporto tecnico e scientifico del Centro Studi e Ricerche dei Laghi per il recupero dei beni immateriali realizzati in economia.

 

 

 

 

Di: Pier Francesco Zanata

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