Bambini e adolescenti sono giovani umani che stanno costruendo il loro futuro e presto diventeranno adulti. Attraverso la libera espressione di opinioni, emozioni e interessi rafforzano la propria identità.
Ascoltarli significa favorire il loro benessere e supportare la loro crescita.

Attraverso la narrazione di sé e la risposta che riceve, l’essere umano incrementa la consapevolezza di sé, dei propri strumenti e tende ai propri obiettivi. Vale per gli adulti e, di più, per bambini e adolescenti.

Nella Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza vogliamo affrontare un tema che ci sta particolarmente a cuore, l’ascolto, e sottolineare l’importanza della sua pratica a partire dalla famiglia e dalla scuola.

 

Diritto all’ascolto: cos’è?

 La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rigths of the Child – CRC), approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 Novembre 1989 e ratificata dall’Italia il 27 Maggio 1991 con la legge n.176, sancisce il diritto all’ascolto.

Tra i diritti elencati, quattro sono riconosciuti come fondamentali:
– diritto alla non discriminazione (art. 2)
– rispetto del superiore interesse del bambino (art. 3)
– diritto alla vita, alla sopravvivenza e a un corretto sviluppo (art. 6)
– diritto all’ascolto (art. 12).

Articolo 12:
“Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità”.

Bambini e adolescenti hanno il diritto alla libertà di espressione e di essere ascoltati. La Convenzione ONU, in particolare, allude ai procedimenti giudiziari e amministrativi. È importante riconoscere l’esercizio di questo diritto nella sfera pubblica, ma è fondamentale ricordare che ogni azione pubblica affonda le sue radici nelle azioni private.

L’ascolto, pertanto, nasce prima di tutto tra le mura domestiche.

 

Ascoltare: cosa significa?

Ascoltare non è sentire: è di più. Entrambi hanno a che fare con le orecchie, ma quando si ascolta si usano tutti i sensi, non solo l’udito.

Nell’ascolto rivolgiamo l’attenzione a tutto quello che il nostro interlocutore dice e non dice con le parole, il tono di voce, la prossemica, la gestualità. Non esiste una ricetta per l’ascolto, ma esistono alcuni basilari ingredienti di cui non possiamo fare a meno:
– curiosità
– attenzione
– concentrazione
– empatia.

Quante volte ci è capitato di ricondurre alla nostra esperienza quanto ci viene raccontato? Quando ci sentiamo chiamati in causa, quante volte ci sentiamo in diritto di esprimere un giudizio, dare un parere o raccontare un vissuto?

Dobbiamo porre il focus dell’attenzione sul nostro interlocutore.

Capita a tutti di prendere alla leggera bambini e adolescenti: tendiamo a considerare le loro parole meno rilevanti di quelle degli adulti. Diamo per scontato che per la loro giovane età essi siano immaturi e inconsapevoli. Non è così. È necessario ascoltare la loro voce e le loro emozioni, soprattutto quando si tratta di situazioni che li riguardano e li coinvolgono.

Quando comunichiamo con bambini e adolescenti spesso mettiamo in atto dinamiche che generano reazioni negative: allontanamento e chiusura, che influiscono negativamente sulla relazione tra noi e loro e anche sullo sviluppo emotivo del bambino/adolescente.

La chiave di volta nelle relazioni interpersonali e nella costruzione del futuro emotivo e personale degli adulti di domani è l’ascolto. Dobbiamo imparare ad ascoltare. Vogliamo celebrare il diritto all’ascolto di bambini e adolescenti, offrendo spunti di riflessione sull’importanza di apprendere come ascoltare in famiglia e a scuola.

 

Ascoltare bambini e adolescenti in famiglia e a scuola

Thomas Gordon, psicologo americano, è stato uno fra i padri fondatori della Psicologia Umanistica, che pone al centro le potenzialità insite in ciascuna persona. Sostenitore dell’importanza dell’ascolto attivo e di tecniche comunicative efficaci per superare i conflitti interpersonali tra genitori e figli o tra insegnanti e allievi, sviluppò il suo metodo negli anni Cinquanta e, dopo un ventennio di applicazione pratica di corsi P.E.T. (Parent Effectiveness Training) e T.E.T. (Teacher Effectiveness Training), nel 1970 pubblicò il suo best seller internazionale “Genitori Efficaci”, a cui seguì, nel 1974, “Insegnanti Efficaci”.

I metodi di Gordon sono ancora oggi molto attuali e illuminanti: le relazioni che genitori e insegnanti instaurano con i ragazzi saranno fondamentali per la costruzione degli adulti che diventeranno. È possibile crescere persone che possano esprimere le proprie potenzialità e ricerchino armonia quando queste relazioni si basano su ascolto, autenticità e determinazione a trovare soluzioni costruttive.

In “Genitori Efficaci”, attraverso esempi pratici ed esercizi, Gordon introduce al suo modello, sviscerando diverse abilità tra cui, in primis, la capacità di ascolto. Ascoltare significa accettare l’altro. L’amore passa attraverso l’accettazione: nelle relazioni in cui i genitori lasciano ai figli la possibilità di esprimersi, di dissentire, di essere creativi, fioriranno fiducia, autostima e autodeterminazione.

Gordon ci ricorda “Com’è facile per i genitori dimenticare la propria esperienza di figli! Com’è facile dimenticare che a volte i figli sanno meglio dei genitori se hanno sonno o fame; che conoscono meglio dei genitori: le qualità dei propri amici, le proprie aspirazioni e obiettivi, come sono trattati dai propri insegnanti, gli stimoli e le esigenze del proprio corpo, chi amano e chi non amano, a cosa attribuiscono molto o nessun valore”.

Thomas Gordon rifugge da modelli educativi in cui il genitore concede al figlio qualsiasi cosa e da quelli dove egli recita un ruolo autoritario. È consapevole che i conflitti tra genitori e figli sono inevitabili. Tuttavia, se gestiti e superati in modo costruttivo, i conflitti familiari possono preparare il figlio ai conflitti che dovrà affrontare fuori casa. Per Gordon, le condizioni necessarie per una gestione costruttiva dei conflitti sono:
– capacità di ascolto
– espressione autentica dei propri bisogni
– coerenza
– volontà di cercare una soluzione win-win.

Secondo noi è necessario valorizzare il diritto all’ascolto. Come? Con la pratica quotidiana di ascoltare bambini e adolescenti, soprattutto nel ruolo di genitore o insegnante, ma non solo: ogni volta che noi, adulti in qualsiasi ruolo, siamo di fronte a un giovane umano che ci parla.

Il coaching in questo scenario può essere di grande supporto, in quanto metodo basato anche sull’ascolto attivo per far emergere il potenziale di ciascuno, siano essi adulti, bambini o adolescenti.

 

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Di: Francesca Lo